Un prodotto dalle caratteristiche uniche e fortemente legato al territorio che riesce a coniugare perfettamente due obiettivi ambiziosi e soprattutto – come si dice di questi tempi – “sostenibili”: da un lato l’offerta di carne con metodi di allevamento e produzione naturali a filiera corta, dall’altro il recupero di territori spopolati, specie in zone terremotate.
Parliamo del Suino della Marca, ibrido iscritto nell’apposito Albo Nazionale – con genetica di Cinta Senese, Large White e Duroc per abbinare rusticità e buone performance produttive – perfetto per un sistema di allevamento brado e all’aperto.

A riportare in auge un progetto che era partito nel lontano 2006 per poi arenarsi, è stato Emiliano Baldi (nella foto), a capo dell’azienda di famiglia specializzata nella trasformazione delle carne. Insieme ad un allevatore, Andrea Sgariboldi, ha costituito Impronta Verde, società a cui è stata intestata la mandria. Con il supporto delle Università di Ancona e Camerino per il completamento della selezione e l’assistenza tecnica, si è cominciata un’attività con venti suini a settimana macellati e trasformati più che altro ancora per valutare rese e qualità della carne. Come sta andando avanti questo progetto che ha mosso i primi passi ce lo rivela lo stesso Emiliano Baldi: “La risposta del mercato dei consumatori è incoraggiante. Abbiamo dei riscontri entusiastici sia sulle carni tal quale che sui trasformati, i salumi, nonostante si stia ancora sperimentando sulle ricette. Questa carne infatti non risponde alla stagionatura come le comuni carni di suino perciò le speziature tradizionali e i tempi devono essere adattati. Chi lo prova poi lo cerca e ne apprezza le caratteristiche, siano ristoratori o consumatori”.
Dal lato degli allevamenti è invece tutto più lento. Baldi spiega il perché: “Si tratta di iniziare o tornare a realizzare un allevamento che presuppone investimenti, per quanto abbastanza limitati. E le norme di contrasto alla peste suina africana non aiutano data l’esigenza di avere o realizzare recinzioni adatte. Tuttavia anche qui molti contatti si stanno interessando ed alcuni sono già pronti a partire grazie anche ai contributi della nuova PAC, che possono arrivare a circa 3000 € all’ha, e, di recente, all’avvento dell’agrisolare in base al quale, installato su un ingrasso all’aperto, dà ulteriori redditi ai potenziali allevatori”.
L’obiettivo è quello di creare una serie di soccide diffuse sul territorio, dando una opportunità importante alle aree svantaggiate.
La Regione d’altra parte considera la zootecnia un elemento di sviluppo economico per quelle aree meno produttive che dopo il terremoto sono state ulteriormente danneggiate.
“Qui – evidenzia Baldi – possono nascere forme di allevamento che abbinino il ritorno economico ad una sostenibilità piena: nessun consumo di suolo, pochissima competizione alimentare con l’uomo, alta qualità della produzione. Non è facile convincere gli agricoltori a tornare a fare soccide. Ma se riuscissimo a creare una forma di zootecnica diffusa, anche soltanto con pochi capi aziendali, aiutata magari da un servizio di macellazione itinerante, raggiungeremmo un importante punto di equilibrio tra la sostenibilità economica e quella ambientale”.
Il Suino della Marca – di colore rosso con una evidente cinta bianca ereditata dalla genetica toscana – cresce libero o in semi-libertà, con accesso al pascolo subito dopo lo svezzamento e per tutta la fase di ingrasso. L’alimentazione, a base di favino, girasole e simili viene integrata da ciò che i suini trovano nelle campagne e nel sottobosco.
“Il Suino della Marca – conclude Baldi – è coerente con i valori della nostra azienda. Allevamento all’aperto, consumo locale, filiera corta sono concetti che interessano fortemente il consumatore moderno. Questo animale è uno strumento per tornare a parlare con ii consumatori in un periodo in cui fare allevamento sembra essere diventato un crimine. Una linea di produzione come questa è il modo per trovare il giusto contatto con l’opinione pubblica: non c’è competizione con l’alimentazione umana, i farmaci sono ridotti al minimo, il benessere è assicurato dalla vita al pascolo. Leve importanti sotto il profilo comunicativo”.