Onestamente il titolo doveva essere “dopo la Peste arriverà il Boia”. Riflettendo, però, ho ritenuto di essere più “burocratico” e meno diretto, rispetto alla frase che Pietrangelo Buttafuoco, noto giornalista, durante una recente trasmissione televisiva a tema Covid-19, “tirò fuori”. Ricordandoci che, sempre, nel passato dopo un’epidemia come la peste, arrivava sempre il Boia per punire gli “untori”. Fu un’affermazione profetica, in quanto il giorno dopo, è iniziata la ricerca di un colpevole al quale addebitare un numero di morti. Quindi, via alle inchieste di alcune procure su una sola parte del Paese, via a trasmissioni televisive contro questo o quello. Stiamo vivendo in situazione difficilissima, con il sistema sanitario messo a dura prova, dove la stragrande maggioranza degli operatori sanitari ha fatto l’impossibile per fronteggiare un’emergenza senza precedenti.
E durante tutto questo, come sempre accade in Italia, siamo diventati da “tutti allenatori di nazionale di calcio” a “tutti virologi”: ognuno con la sua la verità in tasca. Ma finché le castronerie venivano dette da questo o quel politico, un po’ ci siamo abituati. Quando però provengono da illustri esperti che iniziano a contraddirsi, usando termini scientifici, significa che si sta scivolando in una brutta china. Non solo, sempre per la teoria del “dopo la Peste il Boia” ci si è messa pure RAI 3 con una sua nota trasmissione cosiddetta “d’inchiesta” a sparare ad alzo zero, diffondendo teorie secondo cui “l’inquinamento” da allevamento di suini e vacche da latte, sono causa dell’alta diffusione, nella provincia di Brescia, del coronavirus. La teoria è semplice: spargimento dei liquami, liberazione di ammoniaca, stretta correlazione (?!) con l’aumento del PM10 (una specie agglomerato di frazioni liquide, fumo, polveri, ecc. …tipo aerosol). Fino a qui, alla fine passi; ma da questo momento la teoria viene raccontata come una certezza scientifica, in quanto, riportata su una position paper della SIMA (Società Italina Medicina Antroposifica…. evito commenti!) nella quale si ritiene che i PM10 avrebbe “favorito, anche, in qualche modo” la maggior diffusione del Covid-19 nella provincia di Brescia. Ad avvalorare la tesi una “importante” studio delle Università di Pechino e Shangai che analizzando il PM10 negli anni 2012 e 2013 (roba recente) nella città di Pechino hanno rilevato che ben, e ripeto ben, il 4% è composto da virus… ovviamente non sappiamo quali, ma lo lasciamo suppore…
Una trasmissione televisiva, di una TV di Stato, che riporta delle tesi ipotetiche di parte, accreditandoli come dati scientifici certi, evitando, sia un contraddittorio sia un paragone con dati scientifici veri. Ad onor del vero a tutta l’Agricoltura, nel suo complesso, può essere imputato, al massimo, un 15% delle emissioni e che il sequestro di Co2 ad opera delle colture vegetali supera di quattro volte il valore di tali emissioni. Sono delle vere fake news che la stessa RAI vuole combattere avendo istituito una commissione ad hoc.
Comunque, con grossa preoccupazione, è necessario rilevare, che quanto cercato di esorcizzare, appena pochi giorni fa, da questo stesso notiziario si sta avverando irrimediabilmente. Purtroppo la burocrazia sta prendendo, irrimediabilmente, il sopravvento: alla data del 13 aprile, per “fronteggiare” il Coronavirus sono state emesse 228 ordinanze o decreti governativi e/o ministeriali, 339 ordinanze regionali ed appena 40 mila comunali Se a questo aggiungiamo 15 Task Force dei vari Ministeri e Presidenze composte da 448 membri immaginiamo quale sarà l’epilogo. Tutti, avete (abbiamo) toccato con mano la super produzione di documentazioni che vi sta arrivando a casa (molte per colpa mia) che sono un coacervo di rinvii, proroghe, ipotetici finanziamenti, norme igieniche, ecc.
È partita una specie di gara ad essere il primo della classe, dopo un atto DPCM, arriva un decreto ministeriale, quindi una DRG regionale, una Circolare di un Capo di gabinetto, un Decreto di un Dirigente, un’ordinanza di un Comune, ecc., ecc., tutte emesse con le migliori intenzioni, ma con i peggiori effetti. Molto spesso le disposizioni sono contrastanti e le disposizioni impartite di difficile realizzazione.
Pensiamo a quello che è stato detto per gli ultra sessantenni: da una parte è necessario che lavorino fino a 68/70 anni poiché l’aspettativa di vita si è allungata (da non confondere con l’età media!) dall’altro non devono uscire di casa fino al 2021 perché a rischio Covid-19 Oppure: prima, tutti pervicacemente “convinti” ad usare i mezzi pubblici; ora, contr’ordine, troppo pericoli: solo mezzi privati… boh!
Per ogni cosa non è più sufficiente avere il supporto dell’esperto solo bravo, ma anche in possesso di doti divinatorie e di chiaroveggenza, in quanto tra i quesiti richiesti c’è sempre la solita e ricorrente domanda: “Ma siamo sicuri che non cambierà?” Una su tutti il “decreto liquidità”, appena pubblicato, totalmente incomprensibile a tal punto che subito si è parlato di modificarlo, cosa che avverrà in queste ore ed auguriamoci in meglio. Nota positiva: il bonus di 600,00 è stato accreditato, auguriamoci che accada anche con la PAC.
Comunque aspettiamoci tempi molto duri, anche se, noi del settore agricolo, nel complesso, siamo stati i meno penalizzati, a parte il settore florovivaismo, latte bovino, agriturismo e vendita del vino in bottiglia… Si riprenderà, in maniera non solo troppo lenta rispetto agli altri Paesi occidentali ma, sicuramente, appesantiti da norme sanitarie pesantissime soprattutto sulla forma più che sulla sostanza. Vanno bene i guanti in lattice, vanno bene le mascherine, va bene lavarsi le mani spesso, va bene stare ad un metro, ma se a questo aggiungeremo, come lo stanno già facendo, una serie corposa di registi e/o schede da compilare più o meno giornalmente la ripresa sarà veramente difficile.
Speriamo e auguriamoci che finalmente l’acquisto di generi alimentari made in Italy diventi un vero e proprio modus vivendi per almeno tre motivi: il primo perché i prodotti italiani non sono solo di una qualità elevatissima, ma soprattutto perché hanno un livello di sicurezza alimentare che è in assoluto la migliore del mondo; la seconda perché così, i flussi economici rimangono e girano in Italia; l’ultimo perché, per una volta, dimostriamo di avere un orgoglio nazionale pari almeno ai nostri “euro-parenti di oltralpe e di oltre Reno

Alessandro Alessandrini